Maurizio Barozzi
LA STRATEGIA DELLA TENSIONE
CON LA CRONOLOGIA COMMENTATA
DEL PERIODO STRAGISTA IN ITALIA
«Affinché i giovani sappiano e gli anziani ricordino ».
[da un vecchio slogan nei manifesti del Pci]
«Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi opposte fasi,
della tensione: una prima fase anticomunista, Milano 1969, e una
seconda fase antifascista, Brescia e Bologna 1974… »
[Pier Paolo Pasolini]
«Comunque sia, coloro i quali, a qualsiasi titolo e con qualsiasi ruolo,
aderendo alle tesi della c.d. «guerra non ortodossa», di chiara matrice
statunitense e assumendo la strage come strumento di lotta politica, si sono
posti al servizio di una potenza straniera e hanno partecipato o invitato altri
a partecipare alla strategia della tensione, tesa ad una maggiore soggezione
del popolo italiano ad interessi stranieri, sono condannabili ai sensi del
codice militare di pace. Privi di ogni qualsivoglia idealità politica e di
dignità morale, essi si sono rivelati alieni da quelle leggi, che, come notò
Pericle: “senza essere scritte, recano come sanzione universale il disonore ».
[Marzo 2000 – Il Comitato Direttivo della
Federazione Nazionale Combattenti Repubblica Sociale Italiana]
Testo non pubblicato, esposto ai soli fini di studio – Dic. 2014
PROLOGO
INSOMMA, se oggi il nostro paese ha perso ogni minimo residuo di
sovranità nazionale;
se, è totalmente culturalmente, militarmente, economicamente e
finanziariamente colonizzato dall’Occidente;
se i progetti pidduisti di “Rinascita democratica”, sfrondati da presupposti
anticomunisti e dalla logica di Jalta, oramai inutile, si sono in qualche modo
realizzati, sotto altre vesti e in ambito europeista e mondialista;
se l’Italia è, di fatto, militarmente occupata da 113 basi, anche nucleari, tutte
sotto controllo Nato o statunitense;
se la nazione è sottoposta a signoraggio e usura, come mai avvenuto in
passato, da parte dei banksters (banche e Alta finanza internazionale);
se la Seconda Repubblica ha omologato i partiti e le Istituzioni italiane a
quella tipologia modernista e mondialista, di stampo anglo americano e
ulteriore degrado della politica, prefigurandosi in una “società degli spettri”
che fa impallidire il Grande Fratello di Orwell;
se tutto questo è vero e risponde alla realtà delle cose,
allora vuol dire che la lunga scia di sangue stragista, configurata in una vera e
propria “guerra non convenzionale” a partire dai primi anni ’60, attraverso
periodi altalenanti, eterogenei, legati alle contingenze internazionali del
tempo, proprio questi fini, questi punti di arrivo, aveva in progetto!
Da sempre.
Se poi nei primi anni stragisti, dal 1965 al 1970, per far fronte ad una grave
crisi militare nel Mediterraneo, si ebbe anche una fas
e stragista “autoritaria”,
con l’utilizzo di ascari “neofascisti” e promesse di Golpe o stati di
emergenza, questo non cambia il quadro strategico complessivo.
Lo dimostra un particolare insignificante, ma importantissimo: nel 1969,
mentre si utilizzavano i “neofascisti” per compiere attentati false flag, nello
stesso momento usciva nei circuiti internazionali un film ”Z L’orgia del
potere ” di Costa Gravas, riferito alla situazione della Grecia pre Golpe
Colonnelli, ma perfettamente trasferibile alla situazione italiana, che già
gettava le basi ideali e psicologiche per un immaginario collettivo funzionale
a quella “controinformazione” che in Italia dal libello “La Strage di Stato” in
avanti, ha capovolto le interpretazioni dello stragismo.
Se consideriamo che spesso la filmografia ha preceduto o accompagnato
importanti cambiamenti epocali, e che le grandi case di produzione sono
tutte di proprietà di grandi lobby finanziarie, interessate a certi cambiamenti,
questi “segnali” parlano chiaro e non sono casuali.
Se poi gli stessi ascari “neofascisti, scaricati da “chi di dovere”, sono
diventati schegge impazzite, o incolpati di ogni fantasiosa nefandezza sono
stati stritolati da magistratura e mass media, questo vuol dire ben poco.
Altro che Servizi infedeli, Massonerie deviate, P2 e terroristi neri: qui tutti
hanno lavorato per arrivare a ben altri fini.
INTRODUZIONE
Quando uno storico, un ricercatore, uno scrittore o chi altro si accinge ad
analizzare e poi spiegare un determinato periodo o evento storico, ne scaturiscono
a volte, tra le altre, due opposte analisi interpretative: da una parte c’è chi analizza
gli avvenimenti e le situazioni a prescindere da eventuali strumentalizzazioni e
complotti dietro le quinte, ritenendoli meno importanti della naturale e inevitabile
dinamica dei fatti, della dialettica storica, mentre da un altra parte c’è chi intravede
in quegli stessi avvenimenti una sottile trama tessuta dai soliti burattinai o il
classico grande vecchio che ha praticamente pianificato lo svolgersi degli eventi a
tavolino. A queste regole a queste conuetudini interpretative non sfugge neppure
quella particolare serie di vicende e fatti correlati che vanno sotto il nome di
STRATEGIA DELLA TENSIONE. 1
Certamente non si può negare che certi processi storici hanno una germinazione
spontanea o che camminano anche per conto loro, ovvero che nella dinamica
storica si verifichino dei fermenti generazionali, dei flussi e riflussi, delle novità e
imprevedibilità indipendentemente da manovre e strumentalizzazioni.
1 “STRATEGIA DELLA TENSIONE” è un termine di comodo perché sarebbe assurdo, nella
realtà ritenere che per 20 anni ci sia stato un solo burattinaio dietro le quinte a progettare stragi.
Ma al contempo è reale, perché ogni iniziativa, ogni atto che intendeva ledere la nostra sovranità
nazionale: è strategia della tensione.
Lo è Portella della Genestra, funzionale alle strategie USA nel 1947; lo è l’assassinio di Mattei il
cui operato ledeva gli interessi Occidentali; lo sono le bombe tra il 1967 e il 1969 atte a tenere sotto
controllo il paese durante la grave crisi del mediterraneo e lo sono le bombe degli anni successivi,
accollate all’eversione nera, ma in realtà atte a spostare il paese su posizioni progressiste; lo sono
le “agevolazioni” procurate affinché Moro fosse ammazzato; ecc. E come modus operandi lo sono
anche gli incidenti gravi di Roma nel 1963 alla manifestazione sindacale degli edili, degenerata in
scontri (si seppe poi provocati da elementi di destra che il Sifar vi aveva infiltrato);.
Tutti episodi a volte locali, a volte di più ampia portata, ma sempre e comunque avversi alla
emancipazione del paese: vuoi che ci sia stato un diretto progetto stragista oppure lo sfruttamento
di stragi, determinate da qualsivoglia motivo, tutto è stato sfruttato per determinati fini e questa è
“Strategia della tensione” perché l’Italia era ingabbiata nel sistema Atlantico e accordi e
protocolli anche segreti, Gladio comprese, non servivano per pettinare le bambole. Se così non
fosse dovremmo ritenere che centinaia di bombe, di morti e di mutilati, sono opera di Pippo, Pluto
e Paperino, per divertimento. Tutto invece ha contribuito a toglierci, da parte dei nostri
colonizzatori, ogni minimo residuo di sovranità nazionale, tanto è vero che, compiuta l’opera, con
la Seconda Repubblica lo stragismo è terminato!
Anche le bombe, cosiddette di mafia, dei primi anni ’90, che segnarono il passaggio dalla prima
alla seconda Repubblica, facevano parte di un contesto che non era “solo” mafioso”.
Con queste riserve e per comodità espositiva, titoliamo questo Saggio e usiamo il termine
“Strategia della tensione”.
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Lungi da noi il voler sostenere una teoria essenzialmente “cospirazionista”.
Ma è altrettanto vero che da sempre, nella storia dell’uomo, non tutto è così
“genuino” e spontaneo come potrebbe sembrare e ancor più negli ultimi tre secoli,
forse anche in conseguenza del progredire dei mezzi di trasporto, di
comunicazione e dei traffici economico – finanziari, e determinate Consorterie e
Lobby di potere hanno avuto un ruolo sempre più determinante nella storia del
mondo e altrettanto lo hanno avuto le strutture di intelligence che si sono evolute
nelle loro tecniche di intervento, godendo anche della protezione e della
“complicità” dei mass media.
Ai tempi nostri non sfugge oramai più a nessuno che ci sono poteri forti, Istituzioni
e Organismi, transnazionali e sovranazionali, espressione soprattutto dei grandi
interessi di Alta Finanza, i quali progettano e manovrano in modo tale da
annientare ogni residuo di potere nazionale, passando sopra gli interessi dei
singoli Stati e che mirano ad un Nuovo Ordine Mondiale la cui attuazione ideale da
conseguire, almeno in teoria, dovrebbe essere, per tutto il pianeta, quella di un
unico governo, un solo esercito, un unica moneta, una economia globale, una
cultura multietnica e consumista, un unica fonte di informazione e istruzione e così
via. Che poi ci possano veramente riuscire è un altro discorso che qui poco
interessa, diciamo pertanto che “ci lavorano”.
Oggi, non solo ricercatori e studiosi “underground”, o non politicamente corretti,
ma anche diversi giornalisti e scrittori qualificati, a prescindere dalla loro
appartenenza politica o ideale, hanno preso coscienza di come certi “Centri studi”,
certe lobby e Organismi transnazionali si muovono, spesso nell’ombra, con
strategie che mirano a realizzare un governo mondiale, cercando di incanalare e
strumentalizzare le vicende storiche, passando sopra i diritti di interi popoli che
vengono in tal modo coartati, ricattati, spesso brutalmente annientati o immiseriti,
anche al fine di conseguire prospettive di profitto e sfruttamento economico e
finanziario a loro confacenti.
E da tante osservazioni si deduce anche che molteplici fatti, da non poter più
essere considerati come “casuali”, stanno a dimostrare che certe rivoluzioni,
guerre, attentati, cadute di governi, dissesti finanziari, ecc., sono stati in qualche
modo “provocati” o amplificati da una volontà nascosta nell’ombra che pianifica i
destini del mondo.
Quando da molteplici osservazioni e logiche deduzioni si afferma che gli attentati
in America dell’11 settembre 2001 (funzionali e utili per mettere in moto un
perpetuo meccanismo bellico di aggressione a Stati esteri sovrani) non sono, non
possono essere, così semplici e chiari come ce li hanno raccontati, non si fa
“complottismo”, ma si rende palese e ragionevole quella che è una evidenza dei
fatti.
Da un cattolico come Maurizio Blondet, a un giornalista non certo di destra come
Paolo Barnard, al famoso giornalista investigativo Daniel Estulin (“Il club
Bilderberg”, Arianna editrice 2009), ad un attento politologo come Giuletto Chiesa
e a tanti altri ricercatori storici e giornalisti che hanno avuto il coraggio di porre il
loro sguardo al di là di quanto è politicamente corretto e consentito osservare,
sempre più si va ampliando la schiera di coloro che si sono accorti che “qualcuno”
trama dietro le quinte e manipola gli eventi..
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Il discorso però è molto più complesso di quanto possa sembrare, non solo
per la difficoltà di dare un volto preciso a questo “potere” occulto, ma è
anche sterile e fuorviante dividersi in “spontaneisti” e “complottisti”, perché
quel che veramente conta è il fatto che nella storia, così come nella vita
singola degli individui, molti avvenimenti ed episodi sono spontanei,
inevitabili, altri sono “causati”, preordinati o comunque in qualche modo
“aiutati” a verificarsi o ad assumere un certo spessore, ma sempre e
comunque, di fronte ad un fatto storico importante ci sono forze, ci sono
poteri che cercano in qualche modo di strumentalizzarlo o di indirizzarlo
verso i loro scopi.
E’ una legge Storica inevitabile.
Alla fine poi c’è chi ha successo, chi realizza in tutto o in parte quanto si
prefiggeva e chi invece fallisce, ma comunque cause e concause si sommano e si
sovrappongono determinando altri fatti, altri avvenimenti storici che spesso
restano imperscrutabili.
Oltretutto, sempre per la stessa legge Storica è inevitabile che ad ogni “azione”
corrisponda una reazione, una eterogenesi dei fini che disfa le tele e mischia le
carte alla indagine storica.
Anche il triste e tragico periodo italiano che è passato sotto il nome, un poco
improprio, di strategia della tensione, da noi qui considerato e arbitrariamente e
superficialmente indicato dal 1964 al 1980, ma si dovrebbe arrivare almeno ai
primi anni ‘90, non sfugge a queste dinamiche, a queste consuetudini.
E per lo stragismo, sbocco di quella strategia, c’è chi vi scorge la inevitabile
conseguenza di un certo clima sociale e culturale che cambiando repentinamente
nei primi anni ’60 determinò un innalzamento dello scontro tra le forze politiche e
sociali, creando reazioni e resistenze che sconfinarono nella violenza selvaggia e
nelle bombe.
Altri invece vi vedono la progettazione a tavolino e l’applicazione spietata di
tecniche e strategie tipiche di una guerra non ortodossa, ovvero condotta non solo
e non tanto attraverso l’uso della armi, quanto attraverso la propaganda, la
manipolazione della psicologia popolare e l’uso del terrore. Una guerra di basso
profilo messa in atto da chi, dentro e fuori i confini nazionali, aveva interesse a
controllare la politica italiana.
Ora, a prescindere da “chi” o “perché” o “come” si sono storicamente determinate
certe situazioni, singoli episodi stragistici o violenti, noi cercheremo di dare una
chiave di lettura che veda ed interpreti il tutto con una immagine grandangolare,
che trascenda i fatti dal loro ambito di tempo e di luogo, e mostri come certi
avveninimenti sono stati utilizzati da menti fine, che li facevano accadere o li
sfruttavano, per conseguire risulati nell’immediato o in prospettiva.
Ma per capire tutto questo, per prima cosa dobbiamo fare una serie di semplici
considerazioni che sono sotto gli occhi di tutti.
OSSERVAZIONI EVIDENTI
Primo, l’Italia era (ed è) un paese colonizzato dagli Stati Uniti d’America e
come tale inserito in un sistema di difesa (in realtà di controllo) Atlantico e quindi
compresa nelle forze militari della Nato, in modo tale da poterne “controllare”
anche le sue strutture interne: militari, di Intelligence e sicurezza. Di conseguenza
questo inserimento nel sistema Nato comportava, al tempo, due conseguenze: la
strumentalizzazione del nostro paese, dietro l’alibi dell’antisovietismo e
dell’anticomunismo e l’applicazione di una strategia atta a perpetuare il
colonialismo USA.2
Un sistema di difesa questo che prevedeva, oltre le forze convenzionali e gli
apparati politici e militari istituzionalizzati, anche tutta una serie di supporti segreti,
detti stay behind, ovvero dei supporti militari e para militari “dietro le linee”, adatti
ad intervenire in caso di aggressioni esterne, ma più esattamente e segretamente
a prevenire sconvolgimenti e sovversioni interne che portassero alla defezione
delle nazioni europee dal loro stretto inquadramento atlantico.
Il “sistema atlantico” contemplava anche varie tattiche e tecniche dette
demagnetize atte a prevenire e contrastare eventuali successi dei partiti comunisti
locali o sgradite iniziative di quelle forze politico-economiche che nel paese
volessero intraprendere vie “indipendenti”, non accettabili dall’occidente.3
Tutto questo è oggi documentato ed è anche dimostrato che ci si avvaleva di
strategie e studi particolari, tutti made in USA, come quelle della guerra non
ortodossa o le strategie Chaos rese esecutive in Italia dall’estate del 1967, che
contemplavano l’infiltrazione e la strumentalizzazione di tutte quelle forze eversive
o antagoniste, in particolare anarchiche e marxiste (ma non solo), in modo da
fargli compiere atti criminosi rivendicati con false etichette e bandiere, ecc.
Quando necessario, come fu in Grecia, anche il colpo di Stato rientrava in queste
strategie.
Ed è anche documentato l’utilizzo di quelle forze reazionarie, di destra,
conservatrici, una minoranza spudoratamente definita “nazionale”, ma in realtà,
attraverso opportune manipolazioni fatta assurgere, contro la stessa volonta’ di
tanti militanti in buona fede, a veri e propri ascari, truppe cammellate utilizzabili per
ogni e più sporca incombenza, al servizio del cosiddetto “mondo libero”.
Una valutazione più sfumata dovrebbe invece essere applicata agli ambienti
militari pregni di una mentalità di destra, al tempo molto diffusa, che in qualche
modo cooperarono, spesso per ovvi motivi, alquanto defilati, alle trame della
strategia eversiva.
Questo perché i militari agivano in un contesto particolare per il quale ritenevano
di compiere un loro dovere e le nostre FF.AA., sebbene dirette eredi di Badoglio e
2 Il colonialismo americano agiva a tutto campo: culturale, economico - finanziario e politico,
essendo il nostro paese via, via sempre più adeguato ai valori e al modello di vita
dell’americanismo. I nostri colonizzatori quindi non dovevano praticare nessuna palese
oppressione militare per perpetuare il loro dominio, di fatto ci pensava “Hollywood” e il
liberismo di mercato, per il resto bastavano Intelligence e lobby massoniche.
3 Ma l’Italia subiva, oltre alle operazioni del Mossad israeliano interessato alla nostro posizione nel
mediterraneo, anche i condizionamenti derivanti dagli interessi energetici, ed in questo contesto
rientravano anche le operazioni sporche messe in campo dagli inglesi che proprio attorno al 1969 si
trovarono in una situazione delicata per la crisi di alcuni punti strategici come Cipro e la Libia.
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ammantate di ideali antifascisti, nella loro composizione umana riflettevano ancora
certi ideali “nazionali” a dimostrazione che, di fatto, la Resistenza, come evento
militare e partecipazione popolare (se non a cose fatte), non aveva lasciato
sensibili tracce ed era stata un fatto irrisorio, praticamente “inventata” a posteriori
dall’agiografia resistenziale.
Dati gli accordi di Jalta, la convenienza e l’impegno dell’Unione Sovietica a non
sovvertirli, accettando la collocazione dell’Italia nella sfera di influenza americana,
normalmente queste strategie antisovietiche non avrebbero avuto alcun motivo
per essere poste in atto, bastando in avanzo la corruzione, i finanziamenti ai partiti
“amici” e sporadici interventi “sporchi”, come per esempio l’assassinio di Enrico
Mattei, per tenere sotto controllo la colonia Italia, ma in alcuni frangenti critici
poteva divenire necessario esercitare una pesante interferenza a causa di alcune
“anomalie” che presentava il nostro paese e che appresso illustremo .
Si da il caso che nella seconda metà degli anni ’60, proprio in un periodo di crisi
interna e internazionale degli USA (ma anche negli States certe “forze” miravano a
prendersi tutto il potere utiizzando all’uopo le molteplici forme di contestazione e il
travaglio causato dalla guerra nel Vietnam) venne a crearsi una gravissima crisi
nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, una crisi che doveva assolutamente essere
tenuta sotto controllo (in quest’area l’Italia recita un ruolo determinante) e
soprattutto occorreva impedire che eventuali governi forti si formassero nel nostro
paese e ci distogliessero dagli impegni atlantici o che i sovietici non
approfittassero della situazione per trovare appoggi e infilarsi nel mediterraneo.
Interventi drastici divennero quindi, per gli Atlantici, necessari.
Secondo, nel contesto di cui sopra e negli equilibri di Jalta, infatti, il nostro paese
presentava una sua particolare debolezza strutturale data l’anomalia di avere il più
forte partito comunista d’Europa, perfettamente integrato nel sistema democratico
e abbastanza “occidentalizzato”, ma pur sempre, al tempo, legato in qualche
modo a Mosca, al quale si aggiungeva tutta una realtà sociale dove le forze
sindacali avevano una loro tradizione, credibilità e rilevanza.
Non indifferente era poi un altra “anomalia”, quella della presenza del Vaticano
con tutti i suoi enormi interessi e la diffusa influenza religiosa nella nazione, una
influenza politica e culturale che altre forze esterne o antitetiche avevano interesse
ad erodere.
Terzo, in conseguenza della crescita industriale che andò sotto il nome di boom
economico, l’Italia ebbe un evidente sviluppo sociale e un aumento dei profitti
soprattutto nel comparto industriale, ai quali non seguì un adeguato allineamento
salariale ed un ammodernamento della qualità e sicurezza del lavoro. Inevitabile
un aumento del livello di scontro tra le forze sociali.
Quarto, verso la metà degli anni ’60 esplose anche da noi quel fenomeno,
tardivamente post bellico, che va sotto il nome di “Contestazione” i cui venti erano
già spirati alcuni anni prima negli Stati Uniti. Un fenomeno generazionale, ma non
solo, che produsse una rivolta, sotto varie forme, contro le strutture sociali e
culturali e le vecchie consuetudini esistenziali e morali degli italiani.
Da tempo, oltretutto, nel nostro paese, si confrontavano e si contrapponevano due
tipi di cultura: la vecchia cultura borghese e generalmente cattolica e la nuova
cultura modernista, con presupposti liberal e pregna di ideologie neoradicali.
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Lo scontro era particolarmente forte, non solo nel mondo giovanile, ma anche in
vari ambiti, per esempio a livello del potere giudiziario per gli indirizzi che avrebbe
dovuto prendere la Magistratura, ma anche nel campo dell’informazione, della
cultura ecc.
Anche certe strutture istituzionali, uffici e servizi dello Stato, in particolare quelli di
ordine poliziesco e militare, si reggevano ancora con uomini del passato regime,
con tutta una loro mentalità genericamente conservatrice determinando non poche
incomprensioni e necessità di cambiamenti.
In tutto questo contesto non è fantasioso osservare che c’erano all’opera anche
vecchie strategie di carattere mondialista che da tempo spingevano il nostro
paese verso una modernizzazione liberal e progressista, molto più adeguata ad
inserirlo, in prospettiva futura (quando un domani sarebbe finita la parentesi di
Jalta e fosse stato possibile portare al governo anche dei partiti comunisti oramai
snaturati e “occidentalizzati”) in un Nuovo Ordine Mondiale. Proprio quello che è
poi esattamente accaduto.
Come abbiamo visto c’era pane in abbondanza per chi volesse
strumentalizzare certi episodi o determinati scontri, per chi volesse far degenerare
in violenze gli inevitabili contrasti che si sarebbero verificati nel paese. A
prescindere quindi dal fatto che certi “episodi” vennero programmati a tavolino, o
vennero invece solo “aiutati” a verificarsi o ancora esplosero di per sè stessi e
vennero semplicemente strumentalizzati (probabilmente un pò tutte queste cose),
dovremo capire a chi in realtà ha giovato l’eccesso degli scontri sfociando nello
stragismo.
Perché, in effetti, gli oltre tre lustri che squassarono il nostro paese con bombe,
attentati, omicidi e violenze, decisamente fuori dalle righe della “normalità” storica
(violenze e attentati, seppure in tono e frequenza minori, in effetti, ci sono sempre
stati quale risoluzione di interessi vari) mantengono ancora oggi un triplice ordine
di segreti:
a) un segreto “strategico” dietro il quale si nascondono i perché e i veri beneficiari
di quel sangue italiano;
b) un segreto politico, del come, da chi e perché vennero depistate indagini e
coperti esecutori e mandanti;
c) ed infine un segreto giudiziario, appena superficialmente scalfito, su chi furono i
veri responsabili, esecutori e mandanti, dello stragismo..
Dietro tutti questi segreti quindi si nasconde una verità, che per convenienza e
opportunismo, per garantire una certa continuità di potere alle forze politiche,
praticamente le stesse di prima in qualche modo riciclate o altre che ne
subentrarono, è stata nascosta e mistificata.
Oggi, anche un ex giudice importante come Rosario Priore, nella sua lunga
intervista con il giornalsita Giovanni Fasanella, ridimensiona finalmente tutta la
“vulgata” sullo stragismo:
«Posso dire - afferma l'ex magistrato - una cosa controcorrente?
L'esito giudiziario delle stragi compiute tra il 1969 e il 1974, a mio parere, è stato
condizionato da certe interpretazioni che hanno nuociuto moltissimo al lavoro
investigativo di polizia e magistratura. Si tratta di stragi dalla matrice ancora
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incerta. E la stessa cosa per la strage alla stazione di Bologna dell'agosto 1980 e
per la tragedia di Ustica».4
Ed infatti è sotto gli occhi di tutti che le tesi dei servizi deviati, della massoneria
deviata e dell’eversione nera, non ha portato da nessuna parte. Dall’esito di
innumerevoli processi, esecutori e mandanti sono rimasti impuniti, ma non solo, ne
è venuta anche la beffa che i parenti delle vittime per il ricorso su Piazza Fontana
sono stati condannati a pagare le spese processuali.
Ma cosa si poteva pretendere dalle sinistre, quelle “al caviale” o quelle ben
sistemate nel Parlamento, a parole tutta democrazia e antifascismo, che oltretutto
con gli anni ’90 e la Seconda Repubblica, iniziavano a gettare a mare tutto un loro
patrimonio ideale e storico per legarsi mani e piedi al mondo finanziario? Quelle
sinistre che un tempo si battevano per la pace, il lavoro, il pane e la libertà, ed ora
con D’Alema portavano l’Italia a partecipare alle guerre per il nuovo ordine
mondiale made in USA, proprio come faranno poi Berlusconi, Fini, Prodi, ecc.:
tutte facce diverse, ma di una stessa medaglia.
Ed è ancora l’ex magistrato Priore a dirci:
«Quelle indagini hanno sofferto di teorizzazioni che hanno impedito che si
arrivasse alla verità. Era il tempo in cui certe procure prima elaboravano un
teorema, anzi a parer mio dei veri e propri postulati, da cui facevano discendere le
interpretazioni dei fatti, le connessioni, la realtà tutta...».
Infine il giudice Guido Salvini, sottolineando come certe verità, per esempio le
prove che apparati militari statunitensi agivano in accordo con elementi della
destra di Ordine Nuovo nel Veneto, avrebbero potuto essere denunciate dai partiti
di sinistra, i quali invece tacquero e non fecero proprio nulla, inquadrò
perfettamente la situazione:
«Quando le forze di opposizione, nel 1996 e cioè nel momento del primo sviluppo
di queste indagini si sono legittimate al governo, probabilmente non intendevano
disturbare, creare problemi, rimestare avvenimenti considerati vecchi e ormai
superati, davanti al principale alleato dell’Italia rispetto al quale bisognava
mostrarsi comunque come una forza di governo “responsabile».
Parole sante, che qualcuno a suo tempo avrebbe pur dovuto dire ai famigliari delle
vittime.
E di nuovo Priore: «Qualcuno dall'estero ha soffiato sul fuoco italiano e si è
avvantaggiato della debolezza del nostro paese. Mi riferisco ai servizi segreti di
quei paesi che avevano interesse a giocare determinate partite sul nostro
territorio, ovviamente a tutela di interessi propri o dei blocchi a cui appartenevano.
Diciamolo: le grandi stragi compiute in Italia non sono opera di bande di ragazzi,
ma grandi operazioni politiche progettate nelle capitali di paesi che avevano
interesse a tenerci sotto scacco».
Occorre però stare bene attenti a non generlizzare e a semplificare le
responsabilità di chi ha ispirato e protetto il terrorismo in Italia (ma anche in
Europa). Se, per esempio, andiamo a scavare all’interno dei vertici della Brigate
Rosse, come ha fatto il magistrato Priore, vi troviamo agganci con la Raf tedesca,
forniture di armi da parte cecoslovacca e palestinese e quindi se ne potrebbe
4 Giovanni Fasanella – Rosario Priore: “Intrigo internazionale. Perché la guerra in Italia. Le verità
che non si sono mai potute dire (edizioni ", Ed. Chiarelettere 2010.
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trarre la logica deduzione che dietro tutto questo c’erano i servizi segreti dei paesi
dell’Est, in particolare la Stasi della Germania Est.5 Ma questo è vero solo fino ad
un certo punto perché il terrorismo nei paesi dell’Europa occidentale, sotto
copertura Nato, era invece funzionale al mantenimento dello status quo a pro degli
Usa e le ingerenze dei servizi dell’Est era del tutto marginale o di altro interesse e
non quello di scardinare un paese di un blocco per portarlo nell’altro campo (cosa
mai verificatasi, come nota lo stesso magistrato).
Caso tipico di questa situzione è quello della famosa scuola di lingue Hyperion di
Parigi dietro la quale si nascondeva quel Superclan clandestino che dicesi in
qualche modo controllava le Br “morettiane” e spingeva gruppi antagonisti europei
ad elevare il livello di scontro e provocare attentati antiamericani.
Orbene, è oggi comunemente ritenuto che questo Centro di provocazioni non solo
godeva della protezione dei servizi segreti francesi, ma in pratica c’erano dentro
un pò tutti i servizi segreti di mezza Europa, dal Kgb, alla Stasi, alla Cia, al
Mossad e al servizio di intelligence del Vaticano. Che gioco si giocava, dunque?
A prima vista, infatti, potrebbe sembrare assurdo che il potente servizio segreto
statunitense fosse dietro una struttura preposta a progettare e ispirare attentati
soprattutto contro persone, uffici e caserme americane o della Nato o di paesi
alleati. Ed invece, se solo applichiamo il classico cui prodest, ci accorgiamo che
anche queste strategie, apparentemente “autolesioniste”, potevano essere
indirettamente funzionali al controllo geopolitico del continente sia da parte
sovietica che americana.
Intanto questi servizi segreti occidentali sapevano benissimo che, per quanto vasti
e cruenti potessero essere gli attentati anti americani e anti Nato, militarmente
erano pressoché insignificanti, ma sapevano anche che indirettamente potevano
contribuire a mantenere le nazioni e i governi europei in un clima di continua
tensione e spesso di caos interno, favorendo così quella instabilità politica utile ad
impedire ai governanti europei di intraprendere politiche o iniziative
tendenzialmente autonome e divergenti dalla loro sottomissione stabilita a Jalta.
Una sottomissione imposta a tutto il continente nel 1945, ma che con il passare
degli anni, per le naturali e inevitabili dinamiche storiche si sarebbe potuta in
qualche modo allentare.
Vi è un appunto, a questo proposito illuminante, di Umberto Federico D’Amato, il
potente direttore dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale del febbraio 1969, a
margine di una riunione del Club di Berna (il Club di Berna riuniva i Direttori dei
Servizi Intelligence e di Sicurezza degli Stati dell’Unione Europea, di Norvegia e
5 Il centro di tutte le operazioni sporche che interessarono il nostro paese, ha ruotato attorno alle
centrali Atlantiche, ma non estranee furono anche altre Intelligence, il cui operato è marginale, ma
non indifferente. Un operato invece decisivo e molto influente è stato quello del Mossad israeliano
che si muoveva in base alle esigenze dello stato ebraico il quale, in relazione alla nostra posizione
nel mediterraneo e ai rapporti con i paesi arabi, era molto vigile. In particolare, per la nostra
collocazione geopolitica, gli israelinai non tolleravano alcuna posizione “equidistante” nel nostro
paese, rispetto al conflitto con gli arabi, e non tollervano gli accordi che il governo, Moro in
particolare, ma non solo, cercavano di instaurare con i Palestinesi per evitare violenze sul suolo
italiano, anche se altreattanti accordi venivano poi stipuati con Israele.
L’operato del Mossad è molto più strisciante, nascosto, ma non per questo minimale, tutt’altro e
soprattutto era finalizato a provocare destabilizzazioni e violenze nel nostro paese per tenerlo sotto
ricatto e renderlo debole.
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Svizzera per discutere argomenti d’Intelligence e di sicurezza per una analisi dei
nascenti movimenti di estrema sinistra), D’Amato scrisse che il rappresentante
della polizia tedesca sostenne che ”almeno all’origine nello sviluppo dei gruppi
extraparlamentari di sinistra, vi sarebbe stata l’azione occulta di ‘qualche servizio
segreto americano (non l’Fbi precisò il delegato tedesco alludendo quindi alla Cia)
che ha finanziato elementi estremisti in campo studentesco”.
Lo scopo di questi presunti finanziamenti sarebbe stato quello di alimentare una
situazione di forte instabilità nei sistemi politici dell’Europa occidentale in modo da
impedire il ripetersi di quanto avvenuto nel 1966 in Francia, allorchè Charles
De Gaulle, con un governo stabile, ritenne di far uscire il proprio paese dal
comando militare integrato della Nato, pur rimanendo all’interno della Nato
(vedesi: G. Pacini, “Il cuore occulto del potere. Storia dell’Ufficio Affari Riservati”,
Ed. Nutrimenti 2010).
Ma in definitiva, dietro queste azioni del terrorismo “rosso”, non a caso venivano
spesso eliminati personaggi affatto scomodi proprio per la stabilità di Jalta (vedi
Moro) o per certi interesi dell’Alta finanza (vedi Schleyer in Germania).
Quando, tanto per fare un esempio, andiamo a riscontrare, come il testo del
giudice Priore spesso ci ricorda, che nell’operazione Moro, ma non solo, partendo
dalle Br vi troviamo tracce della Raf, quindi della Stasi, quindi del Kgb (per
esempio la presenza del famoso “studente russo” Sergheij Sokolov che gironzolò
attorno a Moro fin al giorno precedente il rapimento del presidente democristiano),
non dobbiamo arrivare alla affrettata deduzione che Moro venne rapito e quindi
eliminato dietro direttive dei sovietici perché il suo “Compromesso storico”
rischiava di mettere in crisi la politica di Mosca della “sovranità limitata” e il suo
ruolo guida nei paesi oltrecortina.
In realtà, più semplicemente, accadeva che “anche” i sovietici, che avevano un
occhio e forse una mano, sia pur non decisiva, dentro le Br, vi giocarono una loro
parte ed avevano un loro interesse (anche perché altrimenti vi si sarebbero
opposti), alla eliminazione di Moro, ma tutta quell’operazione, costruita e
consumata in un paese della Nato, venne alla fine condizionata in funzione degli
interessi occidentali.
Che poi, per dispiegarsi, doveva passare dalle Br, una organizzazione comunista
armata che attingeva armi ed altro anche da intelligence dei paesi dell’Est ed
aveva per tramite un “centro” particolare come il superclan dell’Hyperion, è un
altro discorso.
Per tornare all’Hyperion si riscontra anche il fatto che, tanto per fare un esempio,
in quel superclan come disse Alberto Franceschini, uno dei capi storici della BR, vi
operava anche Duccio Berio, ovvero: “...il braccio destro di Simioni, suo padre era
un famoso medico ebreo milanese a suo dire legato ai servizi segreti israeliani.
Berio, tra l’altro, era anche il genero di Alberto Malagugini esponente di primo
piano del vecchio PCI. Ho quasi la certezza che il canale attraverso cui fummo
contattati (le Br, dagli israeliani, n.d.r.) passava per questa persona”. 6
E’ emerso che se nel Veneto, gli americani tenevano sotto controllo le i
“neofascisti”, in particolare Ordine Nuovo; in Francia le Intelligence Occidentali
tenevano sotto controlllo questa Hyperion che, a sua volta, condizionava la sinistra
anntagonsita (il Superclan verrà sospettato come responsabile di alcuni attentati e
6 Successsivmente Franceshini indicò un altra persona, come possibile tramite tra il Mossad e le
BR, ma comunqeu i posibili “agganci” sono sempre in quegli ambiti.
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di avere un piede nelle BR). Sempre le stesse Intelligence, ora qui, ora là e a
Parigi in una spcie di “cassa di compensazione” Est .- Ovest.
In definitiva poi, particolare decisivo, se consideriamo che tutto questo trafficare e
operare, con il tempo, non ha portato affatto all’indebolimento di Israele, ma alla
sua abnorme crescita politica e militare, tanto dal diventare oggi una superpotenza
dotata persino di arsenale nucleare, dobbiamo dedurne che, alla fin fine, tutto
andava a vantaggio degli interessi di sionisti e statunitensi, mentre gli altri paesi
interessati (quelli dell’Est), ebbero certamente un loro ruolo, finalizzato ai propri
scopi, certo non indifferente, ma sicuramente secondario.
Per lo stesso servizio segreto della Germania est, la Stasi, non possiamo poi non
esprimere una osservazione dubitativa, laddove consideriamo che il fondatore e
per anni direttore della Stasi era stato quel Markus Wolf, figlio del fisico scrittore
ebreo Friedrich Wolf e fratello del regista Konrad Wolf. Non vogliamo fare del
razzismo, ma in base a tante altre coincidenze ed evidenze storiche la domanda
se questo super dirigente del Servizio segreto comunista sia sempre stato fedele
al comunismo oppure era anche “sensibile” alle sorti dell’ebraismo e di Israele,
non è poi così tanto peregrina e potrebbe cambiare i veri scopi per i quali la Stasi
proteggeva i gruppi armati della sinistra europea e manteneva contatti con le
organizzazioni della guerriglia palestinese.
In definitiva la verità sullo stragismo, nascosta dietro false flag, fantomatici servizi
e massonerie “deviate”, pur occultata, ha lasciato molte tracce dietro di sè.
PUNTI FERMI
Sommando quanto sopra esposto possiamo ragionevolmente sostenere questo:
In realtà non ci furono affatto “Servizi infedeli” o “deviati”, ma
semplicemente apparati di uno Stato, tra l’altro creati nel dopoguerra
dietro l’egida e la supervisione statunitense, i quali, quantunque
potessero avere (ed ovviamente avevano) al loro interno lotte
intestine, ambizioni personali e referenti politici diversi, rispondevano
ad un potere politico ed erano strutture che, in ultima analisi, si
trovavano subordinate alla Nato come stabilivano accordi e protocolli
(anche segreti) imposti nel dopoguerra all’ Italia.
Che si tratti di una favoletta, questa dei servizi “deviatii”, lo attesta
anche il fatto che questi “militari”, questi generali e ufficiali “infedeli”,
alla fin fine hanno avuto, anche per reati gravi, assoluzioni di ogni
genere, dalla insufficienza di prove alla prescrizione dei reati oltre i
termini di scadenza, ecc. e tra i pochi che hanno dovuto, obtorto collo,
pagare un prezzo giudiziario sono stati il generale Gian Adelio Maletti
e il Capitano La Bruna, cosa che non ha impedito al primo di rifugiarsi
in Sud Africa e al secondo di continuare a fare carriera.
Per fare un esempio un memorandum del Comando generale di Stato
maggiore (Jcs) del governo USA datato 14 maggio 1952 e rimasto
segretissimo fino al 1978, stabiliva che il capo del Sifar fosse
segretamente vincolato a rispettare gli obiettivi di un piano
13
permanente di offensiva anticomunista (nomato demagnetize) per
operazioni politiche, paramilitari, e psicologiche atte a ridurre
l’influenza del PCI in Italia.
I nostri Servizi, a cominciare dal Sifar, vennero creati al termine dalla
guerra sotto la supervisione del capo dell’Oss J. J. Angleton, e
avevano una clausola, non reversibile, per cui dovevano passare le
informazioni anche agli statunitensi. Storia a parte, ma non dissimile
anche per il Servizio anomalo e ultra segreto, detto il “Noto servizio” o
“Anello”. Tutti creati in massima parte attingendo da personale di
strutture di sicurezza del passato periodo fascista, quindi ben orientati
nella prasi anticomunista. Ma non era l’anticomunismo, o comunque
non sempre, il vero scopo per cui gli americani si servivano dei nostri
Servizi, ma quello di controllare la nostra nazione colonizzata.
Si pensi che il giudice Mastelloni ha detto a Francesco Grignetti (Cfr.
F. Grignetti: “La spia di Moro”), che il colonnello Stefano Giovannone,
uomo dei Servizi, dicesi fedelissimo di Moro, disse al giudice: “si rcordi
che io ho sempre lavorato per la Cia”.
Del resto tutte le testimonianze e le documentazioni in merito
confermano, che la CIA, erede dell’OSS (e il CIC il controspionaggio
dell’esercito americano) erano in una posizione superiore di controllo e
dominio rispetto a tutte le nostre strutture di sicurezza, mentre il
Mossad, il servizio segreto israeliano, in questo contesto, veniva
considerato un “servizio amico”.
Ancora molti anni dopo il Sismi aveva una sua cassaforte in Italia e a
Londra.
Precisano P. Bolognesi - R. Scardova, in “Stragi e Mandanti”, Aliberti
Ed. 2012: «Gli elementi scaturiti dalle analisi degli investigatori e dei
periti riguardano innanzitutto il ruolo dominate svolto dai servii segreti
delle diverse forze armate [i Sios] in collegamento con gli omologhi
servizi delle forze armate statunitensi [la Dia] e con quelli civili [la Cia].
Gli italiani erano tuttavia in posizione di subalternità rispetto a questi…
[…]. Nel contempo fiduciari e funzionari della Cia avevano totale
libertà di azione presso il nostro Ministero dell’Interno grazie all’ampia
disponibilità di Umberto Federico D’Amato».
Senza dimenticare, infine, che stiamo parlando di personaggi, molti dei
quali generali, che si formarono o frequentarono apposite strutture
negli States (ad esempio Gian Adelio Maletti, classe 1921, frequentò la
scuola di fanteria di Fort Benning, in Georgia, 1949 – 1950 e sette anni
dopo, nel 1957, frequentò la scuola di Stato maggiore di Fort
Leavenworth in Kansas, mentre invece Vito Miceli, classe 1916, a
capo Sid, frequentò un lungo corso presso il Nato Defence College, e
Umberto Federico D’Amato già collaboratore di J.J. Angleton dal 1944,
lavorò nelle strutture Nato anche dopo aver lasciato nel 1974 la
direzione degli AA.RR., a cui era entrato nel 1957, e così via) 7.
7 D’Amato, anche quando estromesso dall’Ufficio Affari Riservati, assunse la direzione
dell’Ufficio speciale Nato al Ministero degli Interni svolgendo il ruolo di coordinatore dei vari
Servizi segreti militari e civili nelle iniziative di contro insorgenza per le espansioni della sinistra.
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I generali, dei Servizi, di fatto, non giuravano soltanto alla
Repubblica, ma anche all’Alleanza Atlantica, entrando nella
difficile condizione del doppio giuramento.
Personalismi a parte, non è credibile che, sostanzialmente, uomini
come questi, qualunque sia stata la loro attività, possano aver operato
in senso contrario agli interessi occidentali o comunque a loro totale
insaputa. Ritenevano di lavorare per lo Stato e non dipendeva da loro
se poi lo Stato era sotto controllo Atlantico.
Del resto non è un caso che lo stragismo, la strategia della tensione
perdurò anche dopo il periodo cosiddetto “autoritario” (1965 - 1970),
quello delle stragi false flag da addebitare ai “rossi”, anche dopo
innumerevoli avvicendamenti nei “Servizi”, anche dopo che il paese,
dal 1974, intraprese decisamente quella svolta progressista che, in
sintonia con i cambiamenti epocali a livello internazionale, post
Watergate, si palesava in varie parti d’Europa, anzi lo stragismo
sembrava ora più che altro propedeutico a vieppiù spingere quei
cambiamenti, indice quindi che c’era una strategia, una volontà
inconfessata che gestiva certe situazioni e aveva interesse al
terrorismo, al permanere di uno stato di tensione destabilizzante.
Un oramai anziano e malato generale Francesco Delfino, nella
intervista del 18 febbraio 2013 concessa a Stefania Limiti, ha parlato:
<<di un potere non italiano che ha determinato il caos nel nostro
paese. Noi abbiamo scoperto quello che ci è stato consentito di
scoprire>>..
Ancora il magistrato Rosario Priore esprime, nel suo “Intrigo
Internazionale”¸ queste parole che liquidano decenni di depistaggi
politici e mediatici:
«Occorre una volta per tutte prendere le distanze anche da questa
categoria interpretativa. Un servizio ‘totalmente’ deviato, come
pure hanno sostenuto diverse inchieste costituirebbe una
‘patologia gravissima nell’organizzazione di uno Stato
democratico... Perchè se fosse stato vero, avrebbe comportato una
scissione totale tra potere politico e apparati, con un servizio
completamente distaccato dalla linea del governo se non addirittura
operante contro lo stesso governo. E non era così».
Insomma è demenziale o di comodo ritenere che ufficiali, generali, alti
veritici dei nostri Servizi militari e civili abbiano inquinato, depistato,
omesso o nascosto prove, protetto e addirittura fatto fuggire all’estero
persone indagate per gravi reati di strage, solo per nascondere
qualche loro mancanza, per giochi politici o addirittura per simpatie
ideali con gli inquisiti. Se i nostri servizi hanno dovuto giocare
d’azzardo, hanno dovuto prendere questi gravi provvedimenti è
stato solo per proteggere un segreto innominabile, per non far
aprire a cascata le “scatole cinesi” che avrebbero portato le
responsabilità dello stragismo nei settori dello Stato e nel
sistema Atlantico che lo sovrasta.
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Del pari non c’era affatto una “Massoneria deviata”, comodo
espediente a posteriori per salvaguardare l’immagine massonica, ma
c’era, come c’è sempre stata, semplicemente la Massoneria ovvero
una Consorteria, materializzata sotto varie forme, una lobby di potere
che, a seconda delle necessita storiche, assume una determinata
veste e una particolare funzione, che ha le sue ramificazione e le sue
lotte intestine, ideologiche o di potere, ma sempre e comunque, nei
momenti importanti ed essenziali, risponde all’obbedienza dell’Alta
massoneria (universale) che la presiede. In soldoni, la “P2” non è un
corpo estaneo, una massoneria deviata, ma è una forma di
massoneria che in un certo periodo storico e in una certa area
geografica, svolge un particolare compito massonico..
Anche qui, un esempio tra i tanti: dai documenti liberati dagli omissis,
risulta che i principali esponenti militari che nel 1964 ebbero incarichi
per la preparazione del “piano Solo” erano tutti massoni quando al
tempo il venerabile Licio Gelli non era ancora stato delegato, dal gran
maestro Lino Salvini, nella gestione della loggia P2 (delega conferita
nel giugno 1970).
Ed infine non c’è stata affatto una “eversione nera”, perché i
cosiddetti neofascisti trovati implicati nello stragismo, come ha
dimostrato Vincenzo Vinciguerra, non possono essere definiti “fascisti,”
se poi tutti costoro risultano informatori dei Commissariati, delle
caserme dei CC., se non alle dipendenze o collusi con i Servizi.8 Non
contano bandiere, saluti al Duce, e retorica parolaia, per definirli
fascisti, come per esempio lo furono invece nel dopoguerra i fascisti
della Federazione Nazionale Combattenti della RSI che, in linea con
i dettami del fascismo repubblicano e il principio della difesa degli
interesssi nazionali, combatterono ed avversarono le destre, il
colonialismo americano e la Nato e denunciarono al tempo la strategia
della tensione in atto in Italia.
Più avanti, in questo saggio, esporremo la Cronologia dei fatti e dei
misfatti di oltre 15 anni di strategia della tensione, spesso
intercaleremo dei brevi commenti riportando quelle che al tempo, su
quegli avvenimenti, furono le posizioni, i commenti, le osservazioni
della FNCRSI, presenza fisica, storica di coloro che affermavano
8 Su questa asserzione di Vinciguerra ci torneremo in corso d’opera, perché nella realtà umana
della politica non sempre eventulai collusioni significano tradimento o connivenza con il nemico.
Qui non entriamo nel merito delle affermazioni di Vinciguerra, dai “neofascisti” giudicato un
paranoico, per altri invece un soldato politico che tombatosi volontariamente in galera per essere
credibile, rifiutando ogni beneficio di legge, ha consentito di far luce sullo stragismo, riscattando il
fascismo, distinguendolo dal “neofascismo destrista”.
Nè dobbiamo giudicare se certe accuse, da lui elevate a singoli personaggi, sono veritiere o
esagerate. Quello che ci interessa rilevare è che le analisi di Vinciguerra, giuste o sbagliate, che
siano sono lucidissime e ben motivate e le informazioni che fornisce hanno spesso trovato riscontri.
Le sue deduzioni le avevano già fatte i fascisti della FNCRSI quando, nella seconda metà degli
anni ’60, lui era poco più di un ragazzo e certi episodi stragisti non si erano ancora verificati.
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orgogliosamente: “Noi non siamo fascisti, noi siamo i fascisti!”,
perché tali erano questi ex combattenti della RSI.
Quei cosiddetti neofascisti, viceversa, in realtà “destristi”, che le
cronache giudiziarie e varie testimonianze indicano come collusi e
implicati con i Servizi o addirittura autori di immonde e nefaste gesta,
sono in realtà elementi nati in un ambiente superficialmente rifacentesi
al fascismo, ma fin dal dopoguerra già deviato dalla presenza di un
partito conservatore e filo atlantico, quale il MSI, inquinato da ideologie
da “rivoluzione conservatrice” perfettamente adeguate per un utilizzo
di destra reazionaria e di anticomunismo viscerale, insomma da tutto
un insieme di cose che lo doveva rendere perfettamente atto a
divenire il supporto dell’Atlantismo, truppe cammellate dei
colonizzatori americani.
Non è un caso che alcuni di questi pseudo “neofascisti” sono, in
qualche modo, collusi con i Servizi nostrani e a volte direttamente con
la Cia. Insomma non si può parlare di vero neofascismo, perché i
neofascisti, i gruppi cosiddetti neofascisti, salvo casi personali
eccezionali non hanno mai svolto una politica fascista, anzi non
hanno mai svolto alcuna politica, ma attività in parallelo e di
complemento delle strutture di sicurezza del paese e di quelle
atlantiche. Siamo quindi in presenza, né più e né meno, di gruppi
e movimenti privi di una loro politica, esattamente come lo sono
le polizie, i Servizi, ecc., che eseguono semplicemente gli ordini
del potere costituito.
Ne consegue, in modo inequivocabile, che non ci fu alcuna
“eversione nera”, nessuna lotta al Sistema da parte di questi
gruppi, di queste cellule “neofasciste” perché, fatte salve le
velleità di qualche illuso, tutti costoro agirono come forze
irregolari di supporto al potere costituito e alle strutture
Atlantiche che lo controllavano. Non ci fu mai una lotta al
sistema, se non negli slogans, perche i neofascisti, in genere,
seppur idealizzavano uno “Stato organico e gerarchizzato”, nei
fatti difendevano lo Stato democratico e antifasista dalla
sovversione rossa e la loro attività si riduceva solo a questo.
Che tutta la storia del “terrorismo nero”, dell’”eversione nera” quale
autrice della strategia della tensione, venne creata, per speculazioni
politiche, in un secondo momento, basandosi ed esagerando l’operato
di quei “neofascisti” che furono coinvolti nello stragismo e finirono poi,
colpevoli o innocenti che fossero, nelle cronache giudiziarie, lo
dimostra chiaramente il comportamento e le dichirazioni d’epoca degli
esponenti del PCI che nel periodo “caldo” del 1969, si interrogavano
sullle bombe che avevano preso ad esplodere un pò dappertutto, e
soprattutto su le voci di vari comportamenti negli ambieti militari che
facevano temere un Golpe.
Già ad aprile 1969 il segretario del Pci Luigi Longo, denuciò in
Direzione del partito i pericoli di un possibile pronunciamento militare.
I dirigenti comunisti Napolitano, Cossutta, Berlinguer, Paietta
rincorrono le allarmanti notizie che mano a mano gli pervengono e il
segretario della Cgil Luciano Lama, preoccupato per la scadenza dei
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contratti di lavoro di circa 5 milioni di lavoratori, ricordando che le
richieste sindacali sono alquanto forti, si preoccupa delle possibili
reazioni. A settembre ’69 l’Unità informa che da luglio è in atto
l’allarme Nato.
I dirigenti comunisti, quindi, sono preoccupati ed emanano disposizioni
di sicurezza e di allerta alle lore sezioni periferiche.
Anche dopo la strage di piazza Fontana, il 19 dicembre 1969, Enrico
Berlinguer, analizza alcune ipotesi propendendo che: ”si sia trattato di
un anello di un vero e proprio complotto reazionario. Le cose – dice
Berlinguer – non sono andate come previsto perché se le altre bombe
fossero scoppiate le cose sarebbero state molto gravi. L’ipotesi di un
complotto di destra è avanzata anche da forze Dc…”.
Come si vede non è solo il PCI ad essere preoccupato di una svolta
autoritaria. Tortorella e Scoccimarro, oltretutto, evidenziano come gli
apparati dello stato rispondono a centrali eterogenee, e che non ci si
trova di fronte ad un gesto fanatico, ma ad un progetto preoccupante e
quindi potrebbero verificarsi altri attentati.
I dirigenti comunisti, quindi, non pensano affatto che gli attentati
del 12 dicembre ’69 siano gesti di esaltati, isolati, non ritengono
che si tratti di “un progetto di neofascisti”, perché questi
dirigenti, oltretutto “compagni di merende” in parlamento con
esponenti del Msi, che ben conoscono, sanno benissimo che i
“neofascisti”, tutto al più, possono essere “manovalanza,” da
utilizare e poi disfarsene, ma semmai la centrale che sta tentando
una svolta autoritaria nel paese, va individuata in altri ambiti.
Essi infatti accennano anche al presidente della Repubblica
Saragat e al suo partito “americano”, non certo a quattro cialtroni
di destra, oltretutto controllati dai Servizi.
Solo più avanti, farà comodo al Pci, la cosiddetta “everisone
nera”, per dimostrare la sua “correttezza democratica” e per non
sfasciare il sistema di potere e il cosiddetto “arco costituzionale”.
Finalmente oggi, anche in area comunista antagonista, come
possiamo leggere nel sito:
http://frontepopolare.wordpress.com/2012/1...nza-dellanato/#more-270, in un articolo che rievoca le gesta del collaboratore
del Sid Pino Rauti, si espongono questi concetti, che seppur non
proprio esatti, visto che non si comprede che genere di “fascisti”
sarebbero questi che vengono definiti “manovalanza al soldo e
servizio degli americani”, ci si avvicinano alquanto:
«Va quindi respinta la versione ufficiale, che parla di “stragi fasciste”. I
gruppi terroristici neo-fascisti e di estrema destra appaiono, secondo
ogni evidenza, non come i mandanti ma come gli esecutori materiali,
vera e propria manovalanza per conto della NATO e dei grandi
monopoli finanziari e industriali italiani (...).
I legami dello stesso Movimento Sociale Italiano (MSI), di cui Rauti fu
vicesegretario e poi per breve periodo segretario, con i servizi segreti e
i vertici dell’Esercito sono del resto ben noti. Basti considerare che fra i
parlamentari del MSI ci furono ben tre direttori dei servizi segreti...».
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E ALLORA: QUANDO VERITÀ E GIUSTIZIA?
Purtroppo occorre fare una amara constatazione: probabilmente si potrà
raggiungere un minimo di verità storica e forse, ma è molto improbabile, scovare
in un futuro indeterminato, magari qualche “esecutore” ancora rimasto in vita, ma
a meno che qualcuno non apra certi archivi internazionali segreti, sullo stragismo,
più di tanto non sarà possibile sapere.
Al momento non c’è ”rivelazione” clamorosa o magistratura coraggiosa che possa
conseguire con precisione e definitivamente, l’individuazione e la condanna dei
veri “mandanti” ed esecutori di tutto il complesso delle stragi.
Il tempo passato poi, rende precario qualsiasi eventuale processo.
Questo perché la strategia della tensione e lo stragismo sono stati una serie di
episodi che si sono susseguiti, dietro sottili strategie o necessità storiche del
momento, trame che vengono da lontano, episodi che si sono sommati tra loro,
con un percorso saltativo, incostante, realizzato a “scatole cinesi”: i Servizi, le
persone, i gruppuscoli, i circoli che, a vari titoli, si trovavano in qualche **modo
coinvolti nelle attività terroristiche non sono altro che anelli di una catena, anelli
spesso addirittura sconosciuti tra loro, che si compongno e si scopongono nel
tempo, i cui vertici, a livello internazionale sono intuibili, ma restano indefiniti e
sicuramente occulti.
In quel particolare periodo storico, infatti, quando “qualcuno”, in alto e lontano
“loco”, ha ritenuto opportuno che, per esempio, l’intensificarsi delle violenze o
certe stragi erano opportune perché destabilizzavano il contesto sociale e politico
italiano oppure perché erano utili per accelerare nel paese determinate svolte di
natura politica, sociale e culturale, quella catena, formata da mille rivoli e
personaggi, che costituiscono le “gambe” su cui si mossero e si attuarono
programmi di natura eversiva e stragista, venne percossa da eterogenei inviti e
promesse, palesi o mascherate, che scendevano via via verso gli anelli inferiori,
input, che spingevano verso la realizzazione di questi progetti, dai più mai
pienamente percepiti nelle loro vere finalità..
Ma chi, tra i “personaggi” interessati (molti dei quali oltretutto oramai passati a
miglior, noi speriamo a “peggior”, vita), che formarono gli “anelli” di questa catena,
al di là di quello che gli veniva promesso o chiesto, si rese conto delle vere
strategie che c’erano a monte e potrebbe oggi indicare con esattezza, da dove, da
chi e perché, venivano gli input?
Il generale Gian Adelio Maletti, in una sua lunga intervista rilasciata in Sudafrica,
più o meno, dice che ci sono ancora rimaste in vita, personalità che sanno e lui
ritiene che forse, quando sarà il momento, magari dopo qualche altro opportuno
decesso naturale, qualcuno finalmente parlerà.
Può darsi, ma ci chiediamo: cosa potranno ancora dirci? Forse (e non è detto) i
nomi dei delinquenti che deposero le bombe in Piazza Fontana a Milano, in Piazza
della Loggia a Brescia e così via, più qualche altra grossa implicazione nei tanti
atti di terrorismo.
Ma dietro la maschera, al volto, che è stato il vero responsabile di anni e anni di
stragismo, chi potrà mai dargli un nome preciso?
Abbiamo sottolineato che non esistono “Servizi infedeli” o deviati, perché
gli uomini di queste strutture, ritenevano di agire nell’interesse dello Stato,
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ma sbrogliare queste situazioni, decodificare gli esatti meccanismi e
interesssi che imposero a queste strutture di depistare, omettere, deviare,
insabbiare, la verità, anche a vantaggio di uno Stato coinvolto nello
stragismo, è complicato perché nei paesi occidentali evoluti, in effetti non
esiste un “cuore dello Stato”, illusione che inseguivano, ad esempio i
brigatisti rossi, uno Stato come “corpo omogeneo”, palpabile, da individuare
e colpire, perché esistono poteri e sotto poteri, catene di comando, lobby,
interessi eterogenei, ecc..
Ma soprattutto questo Stato risulta articolato in diversi rivoli con economie,
finanze e interessi stranieri e con i suoi alti vertici militari inseriti nel sistema
Atlantico al quale sono subordinati.
Risalire quindi ai veri responsabii dello stragismo, cercandoli nello “Stato”,
è come cercare il classico ago nel pagliaio.
Non meno difficile è il cercare di ricostruire l’esatto meccanismo delle stragi, come
per esempio in Piazza Fontana. Ci ha provato il giornalsita Paolo Cucchiarelli con
il suo celebre: “Il segreto di Piazza Fontana”. 2° Ed., Ponte delle Grazie, 2012.
Ma quantunque si espongano ipotesi e ricostruzioni a volte anche convincenti, si
cerchi di indagare tra le carenze delle inchieste giudiziarie, ecc., così come anche
avvenne nei tanti processi inconcludenti, non si riesce a trovare verità
incontrovertibili, precise ricostruzioni, nomi e cognomi degli stragisti. Troppo tempo
è passato, troppi elementi sono stati inquinati o nascosti, troppe perizie non hanno
risolto nulla, troppo fumo ha nascosto l’arrosto.
Noi ci asterremo dal cercare di dare nomi e volti agli stragisti, mandanti ed
esecutori, perché in queste condizioni non potremo mai essere pienamente
convincenti, ma comunque sia una nostra convinzione l’abbiamo e riteniamo di
conoscere, per esempio per Piazza Fontana i “mandanti” in senso generale e di
averne intuito i possibili bombaroli.
Noi non siamo magistrati, non dobbiamo conseguire verità giuridiche – oltre ogni
lecito dubbio - che possano mandare in galera questi farabutti, e quindi le nostre
convizioni si articolano a più ampio raggio, tengono conto di particolari che per la
giustizia hanno un valore realtivo, ma per noi non sono meno probanti. Le
convinzioni personali, però, non sarebbe giusto, ne corretto, esporle in pubblico e
quindi soprassediamo.
Considerando il termine “strategia della tensione”, come una
definizione impropria e con tutti i limiti ed eccezioni che ciò comporta, noi
abbiamo individuato almeno due periodi e due strategie, difformi, diverse
che hanno causato e/o alimentato la “stategia della tensione” nel nostro
paese. Due periodi oltretutto separati tra loro da una inevitabile fase
intermedia, “mista” transitoria.
Ed anche qui si tenga sempre presente che “periodi”, “fasi”, ecc., di questa
“strategia della tensione” sono altrettanto termini impropri, da non prendere nel
loro stretto significato letterale, da noi utilizzati per comodità espositiva, perché in
effetti sarebbe assurdo poter stabilire date sicure di inizio e fine di certe strategie.
Comunque sia, mentre nel primo periodo stragista, diciamo approssimativamente
dal 1967 (ancora limitato come attentati), al 1970 (Golpe
Borghese), vi era una esigenza internazionale, causata da una grave crisi militare
nel mediterraneo e in Medio Oriente, che, per gli interessi Atlantici, innescò in
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Italia una specie di guerra “non convensionale” di basso profilo, alimentando le
tensioni, gli scontri di piazza e sociali e procedendo ad un crescendo bombarolo
che ha il suo apice nel 1969 (ben 26 attentati dinamitardi tra riusciti e falliti),
culmina in Piazza Fontana ed arriva fino al Golpe Borghese.
Successivamente questa esigenza strategico – militare, che ha innescato le
violenze, si attenua e quindi si rimettono in gioco varie forze politiche
determinando situazioni confuse, imprevedibili e ribaltoni di cariche e posizioni.
E’ così che dal 1971 al 1973 si determina un periodo transitorio dove certi
ambienti di destra che erano stati strumentalizzati per partecipare al “gioco”,
vengono a poco a poco abbandonati a sè stessi, trasformandosi in schegge
impazzite. Bombe e violenze, oramai innescate, perdurano ma resta ora
problematico assegnargli un movente, una precisa e riscontrabile strategia come
nel periodo precedente.
Dal 1974 in avanti, invece, anche in considerazione dei cambiameti della politica
americana dopo il Watergate, si assiste chiaramente ad un cambio di fase, di
colore delllo stragismo. Se prima queste bombe dovevano spaventare la
borghesia, gli ambienti moderati, spacciandole per bombe sovversive, anarchiche,
ora devono apparire “nere”.
In quest’ultimo periodo, forse non si può neppure parlare di strategie a tavolino,
preordinate, perché molto più probabilmente siamo in presenza di attentati causati
da imperscrutabili interessi, spesso ricatti, vendette e reazioni a determinati
cambiamenti, ecc., che comunque “qualcuno” ha interesse poi a “colorare” e
sfruttare in qualche modo.
Può anche darsi che alcune di quelle bombe “successive” al 1973, furono anche
messe dai cosiddetti “neri”, da una manovalanza allo sbando, schegge impazzite,
scaricate e che cercarono naturali alleanze anche con spezzoni di criminalità
comune, ma anche in questo eventuale caso, chi li ispirava, chi attraverso i loro
servigi, compiva certi atti criminosi, perseguiva adesso altri disegni.
E’ così sarà, dal ‘74 in avanti, avviando un secondo periodo stragista e
criminalizzando tutto un ambiente “neofascista” del resto allo sbando. Ci sarebbe
da ridere, se non ci fosse da piangere, al pensiero che sia stato possibile che certi
imbecilli di destra, se effettivamente coinvolti in questi crimini, contribuirono a
spostare il paese su posizioni progressiste e moderniste, altro che Golpe, stati di
emergenza, e autoritarismo!
Comenque sia, in questa seconda fase dello stragismo, a differenza della prima
dove motivazioni, esigenze atlantiche, ecc., risultano oggi chiare e chiaro era
anche il disegno studiato a tavolino, ora invece tutto è più complicato perché,
sostanzialmente, non c’è una vera e propria strategia disegnata a tavolino, ma uno
“sfruttamento delle situazioni”, nel senso che si ha interesse che lo stragismo,
ora tinto di “nero”, perduri, si alimenti, perché in tal modo il nostro paese viene
così spinto verso un desiderato“ammodernamento” progressista, con la riserva,
però, che si innescherà anche un altro tipo di terrorismo, causato dal fatto che,
perdurando Jalta, occorreva tenere a freno le smanie di entrare nell’area
governativa da parte del Pci, un partito non ancora totalmente “occidentalizzato” e
sganciato da Mosca anche se a questi “adeguamenti occidentali” stava
provvedendo il “clan dei Berlinguer”.
Con il Pci che “deve” restare emarginato, iniza l’era della massonica P2 che
adempie a questo scopo e nel frattempo prepara il terreno per il
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ridimensionamento dei partiti storici e loro segreterie, quali strumenti principali
della politica, oramai obsoleti e da sostituire.
Si sovrappongono così vari tipi di terrorismo, di stragismo, e via dicendo, cause e
concause a cui è difficile dare una etichetta, ma applicando il cui prodest vediamo
bene come tutto questo, alla fin fine, abbia portato alla realizzazione di certi
obiettivi che “chi di dovere” si era da tempo prefisso: arrivare alla Seconda
Repubblica, alla liquidazione di tutti i vecchi partiti strutturati su basi ideologiche e
identificazioni sociali (anche se di facciata), con i “nuovi” partiti ridotti a semplici
“botteghe di potere”, diversificati tra loro da una pallida coloritura di stampo
progressista o conservatore.
Ed ecco i risultati: i politici a cui oramai è stato fatto perdere quel minimo residuo
di “senso dello Stato”, interpretando la politica unicamente come carriera, come
“affare”; il nostro paese che ha perso fin il più minimo residuo di sovranità
nazionale (oggi sarebbe impensabile una alzata di orgoglio come quella di Craxi
per la vicenda di Sigonella); ed infine che certi poteri forti, di natura finanziaria, da
sempre adusi a condizionare il potere politico da dietro le quinte, tanto che venne
coniato il detto che “i ministri sono i camerieri dei banchieri”, possono oggi imporre
direttamente alla guida dei governi o nei settori chiave dell’amministrazione dello
Stato i loro “tecnici”.
Tutto questo ha determinato lo stragismo, altro che colpi di stato reazionari!
Oggi, un altro ex e importante magistrato, Ferdinando Imposimato, ci viene a dire
che dietro lo stragismo c’era la Cia, c’era il Biildberger.9
Avete letto bene: l’ex magistratato ha citato una consorteria mondialista.
Fino ad oggi si era sempre parlato di Inteligence, cosche mafiose e massoniche,
di tipo “tradizionale”, apparati para militari, ma non di strutture mondialiste.
E la chiave di tutto, per comprendere i veri fini nascosti dello stragismo è proprio
qui.
Meglio tardi che mai. A poco a poco, almeno la verità su quelle stragi, purtroppo
rimaste impunite, come si rammarica Imposimato, si sta facendo strada.
Ma tutto il tremendo periodo stragista rimarrà sempre alquanto complesso nella
sua interpretazione e analisi, perché non tutto può essere ricostruito in termini
“cospirazionisti”. Si può quindi anche convenire con il direttore del quotidiano
Rinascita che il 22 marzo 2012, anche in considerazione del Saggio di Vincienzo
Vinciguerra: “1969 Piazza Fontana e oltre”, scive:
<<le manovre inquinanti di Federico Umberto D’Amato e della sua “spalla” Mario
Tedeschi. E i manifesti “stalinisti” stampati dalla Spes democristiana e affissi da
neofascisti… L’Agenzia Oltremare, l’Assalto di Romualdi che paventa la guerra
civile, la riunione al Pollio, gli strateghi “para”militari, gli ex del Sifar, i nuovi del Sid,
le “Mani rosse sulle forze armate”, l’idea ricorrente del “golpe” risolutore…
Insomma tutta la paccottiglia di seriosa counterintelligence ordita dall’estrema
destra… Certo. E, allora?
Né più né meno – con toni diversi, marxiani, naturalmente – di quello che
accadeva tra i neocomunisti con la nascita di Potere Operaio con la sua
9 Ferdinando Imposimato: "La repubblica delle stragi impunite", Newton Compton editori 2012.
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“insurrezione”, i convegni allo Stella Maris, l’emergere di Stella Rossa di Vincenzo
Calò, il guerrigliero doc Feltrinelli…
Come però afferma Vinciguerra, il 1969 non fu null’altro che “il ventiquattresimo
anno della guerra civile italiana”. Esatto. Ma trasformata e non parte di quella che
“in un contesto planetario, opponeva comunismo ed anticomunismo infiammando
ed insanguinando tutti i Continenti.
L’errore di Vinciguerra è di analisi geopolitica. E’ quello di non aver affatto
compreso che Jalta non si toccava. Che le due sfere di influenza non erano
“morbide, elastiche”, almeno in Europa.
Nessuno degli allora Due Grandi poteva destabilizzare il “contratto finale”, quello
del dopo Grecia (agli atlantici, assieme all’Europa occidentale, Italia compresa) e
del dopo Balcani (all’Urss). Un unico Stato restava “indiviso”, al 50%: la
Jugoslavia.
Ormai il gioco del domino si svolgeva a sud del Mediterraneo: a Suez, in Israele,
in Libia, in Siria, in Iraq… >>.
Proprio questa era la situazione del tempo e fu così che in quel delicato momento
storico, proprio su le smanie e le velleità degli ambienti di destra e conservatori,
giocarono i grandi burattinai, per utilizzarli nella loro “strategia della tensione”.
al prossimo capitolo.
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